Cesarino Gatta
"CESARINO GATTA" (Medaglia d'Argento al Valore Militare)
(Parma 21 agosto 1911-Mare di Villasimius 8 aprile 1943)
Figlio di Sabino e di Palmira Cordiviola. Laureatosi a Parma nel 1936, allo scoppio della seconda guerra mondiale riuscì così a farsi assegnare alla Marina e a imbarcarsi sul cacciatorpediniere Da Mosto con il grado di capitano, quale medico di bordo. Prese parte alla violenta campagna militare per il Canale di Sicilia e quindi, avuta una licenza, rientrò a Parma. Richiamato a Trieste per essere imbarcato, gli giunse la notizia che tutti i compagni del Da Mosto erano tragicamente periti: il cacciatorpediniere, mentre era diretto verso il porto triestino, era stato infatti affondato. Nessun uomo dell’equipaggio si salvò. Assegnato all’Andrea Doria, nel corso di un bombardamento, mentre prestava le cure ad alcuni feriti, rimase colpito a una gamba. Fu ricoverato per un periodo di convalescenza, dopo cinquantatre mesi di servizio sul mare, nell’ospedale Sicilia a Taranto. Una volta dimesso, venne mandato sulla nave ausiliaria Loredan, che prestava servizio tra Civitavecchia e Olbia e Civitavecchia e Cagliari. Nell’aprile del 1943, mentre la nave era in vista delle coste della Sardegna, fu affondata da un sommergibile inglese. Metà dell’equipaggio riuscì a mettersi in salvo, ma il Gatta vi trovò eroica morte. Alla sua memoria fu concessa la medaglia d’argento al valor militare, con la seguente motivazione: Ufficiale medico di elevate doti professionali, imbarcato su unità di scorta gravemente colpita da un siluro, infondeva al personale fiducia e coraggio ed incurante della propria incolumità, accorreva presso un gruppo di feriti per portare loro il suo soccorso materiale e morale. Mentre l’unità affondava rapidamente egli, respinte le esortazioni dei camerati che lo invitavano a salvarsi sull’ultima imbarcazione calata in mare, rimaneva sulla nave nell’assolvimento del suo compito generoso ed umano. Scoppiata la Santabarbara, veniva travolto con l’unità nell’esplosione e con essa scompariva: luminoso esempio di abnegazione e di elevate virtù militari.
FONTI E BIBL.: Gazzetta di Parma 5 luglio 1963, 4; Decorati al valore, 1964, 88.
Preghiera del Marinaio
« A Te, o grande eterno Iddio,
Signore del cielo e dell'abisso,
cui obbediscono i venti e le onde, noi,
uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d'Italia,
da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori.
Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione.
Dà giusta gloria e potenza alla nostra bandiera,
comanda che la tempesta ed i flutti servano a lei;
poni sul nemico il terrore di lei;
fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro,
più forti del ferro che cinge questa nave,
a lei per sempre dona vittoria.
Benedici , o Signore, le nostre case lontane, le care genti.
Benedici nella cadente notte il riposo del popolo,
benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare.
Benedici! »
(Antonio Fogazzaro, 1901)
Bandiere e Stemmi